Da Finimondo:
«Se si sale sul treno sbagliato, non serve a nulla correre lungo il corridoio nella direzione opposta»
Dietrich Bonhoeffer
Così diceva un pastore luterano tedesco, fucilato dai nazisti per la sua partecipazione alla resistenza. Sarà anche stato un teologo servo di Dio, ma queste sue parole ci vengono sempre in mente quando sentiamo i buoni propositi sbandierati da chi, in piena conoscenza di causa, è salito sul treno sbagliato. Come tutti sanno, il treno è un mezzo di viaggio particolare poiché corre su binari prestabiliti. Non è il conducente né sono i viaggiatori a scegliere a proprio piacimento la destinazione. Il treno va dove deve andare, perché non può certo invertire rotta.

Per favore, niente chiacchiere al riguardo. Se si sale sul treno sbagliato, si arriva nel posto sbagliato. Il solo modo per evitarlo non è quello di correre lungo il corridoio nella direzione opposta, magari declamando ad alta voce la contrarietà della propria presenza — bisogna scendere.
Rimanere sul treno, giurando sulla sincerità delle proprie intenzioni, è sciocco, è puerile, è inutile, è ipocrita. All’inizio suscita imbarazzo, poi fastidio, poi irritazione, infine disgusto e disprezzo. Soprattutto quando, fermata dopo fermata, diventa sempre più chiara la direzione verso cui si sta andando. Quando il treno è quello della politica, che porta le insegne della politica, e si viene accolti dal personale della politica, e il treno è partito dal binario della politica, si pensa davvero di poter arrivare alla libertà?
Davvero?
Anche dopo che lungo il tragitto si sono passate una dopo l’altra le fermate dell’omertà, della connivenza, del calcolo, della menzogna, del collaborazionismo… fingendo di dormire abbracciati al bambino mentre si attraversava l’acqua sporca dell’abiura e dell’infamia?
Date tempo al tempo. Quel treno arriverà a destinazione. E a chi vi è salito sopra non servirà a nulla rimanere ostinatamente a bordo, in fondo all’ultimo vagone, strillando che si è trattato di un errore e garantendo che mai e poi mai metterà piede a terra. E allora? Arriverà comunque. È già arrivato comunque.
Perché così ha scelto.
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