Requiem per l’Anarchismo – Spirito critico

Dell’Individuo:

Il vero scopo dell’educazione è l’amore della bellezza ed i metodi coi quali l’educazione dovrebbe operare sono: lo sviluppo del temperamento, la cultura del gusto e la creazione dello spirito critico.

Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde

Affinità: Commmedia Tragica

Lei è una consigliera del Principe inviata oltre confine che oggi dichiara di essere molto «scossa». Grazie ai suoi graziosi servigi, riteneva di meritarsi solo prebende, onori, interviste, applausi. Mai avrebbe pensato di venire svegliata di soprassalto nel cuore della notte perché una delle sue auto era stata data alle fiamme. Mai avrebbe pensato di correre un simile «rischio», a suo dire «inaspettato». In fondo è solo una diplomatica, la rappresentante all’estero di uno Stato. Chi mai potrebbe volergliene solo per questo?

Affinità: Cent’anni e la solitudine

da AbIrato:

Ci sono due fatti storici avvenuti ad un mese di distanza l’uno dall’altro, che nella mia mente rimangono strettamente legati. Uno (celeberrimo) mi evoca l’altro (sconosciuto ai più). Ecco perché il clamore suscitato dal centenario dell’evento che ha segnato l’ascesa al potere del fascismo, la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, non poteva che far riaffiorare nella mia mente la scomparsa dell’anarchico Renzo Novatore, bandito e poeta, ucciso dai carabinieri nel corso di un conflitto a fuoco il 29 novembre di quello stesso anno nei pressi di Genova. E se un mese fa sul primo anniversario si sono sprecate fin troppe parole, oggi c’è da scommettere che il secondo verrà ricordato a malapena a Novi Ligure, dove la locale caserma dei carabinieri è intestata proprio al maresciallo che uccise l’autore di Verso il Nulla creatore (venendo subito dopo abbattuto dal più famoso dei novesi, Sante Pollastro).

Affinità: Astrazione e perdita del significato

“Pensiero e dinamite, il pensiero per sollevare i deboli, la dinamite per abbattere i potenti”.
(Paolo Schicchi)

La pochezza dei tempi non avviene per caso. Per chi ha un mondo da demolire, astrazione e insignificanza stanno sempre più divenendo spettri. Da una parte è chiaro come un sistema estremamente tecnologico renda l’alienazione astratta: reale e virtuale tendono a mischiarsi e il sentire ne viene divorato. Che fare quando l’avvilimento emerge in tutta la sua inconsistenza nel vissuto? Quando si percepisce la stasi ma non se ne vuole vedere la sostanza? Questa greve alienazione senza peso è legata fortemente alla perdita del significato di ogni parola. Con chi discutere se tutto è diventato incomprensibile? Se la giustapposizione ha offuscato la contrapposizione? Se si può dire questo e fare il suo perfetto contrario? Se si considera la vita separata dalla sopravvivenza perché tanto questa separazione rende comodo il fatto di sommergere nella sicurezza del bisogno, piuttosto che inoltrarsi nella selva oscura della libertà desiderata e inafferrabile?

AFFINITA’: Presenzialismo

Condivido ogni virgola, ogni spazio, ogni presa di fiato. M.

Da AbIrato:

Poco sollievo si prova nell’essere anarchici, sapendo fin dal principio che non ne trarremo alcuna gloria o fortuna. Sicuramente vi è l’idea di non essere indispensabili. Poter agire secondo il nostro sentire dovendo rendere conto soltanto a noi stessi. Nostra è la scelta di lottare quanto quella di smettere.

Affinità: Nel deserto, l’inferno

Da DARDI num.10:

La vita può essere una parodia di se stessa o semplicemente una scelta. Quando la banalità si insidia nelle viscere, l’orrore è sempre li vicino, in agguato, per rendere tutto normalizzante. Se dovessimo pensare al mondo di oggi, oltre al massacro in corso della guerra e al genocidio delle coscienze degli ultimi due anni e mezzo nell’epoca del contagio, potremmo, senza eufemismi, pensare al deserto. Nel deserto tutto propende all’identico e la questione più angosciante è che non se ne vede mai la fine, anche se strenuamente assettati da oasi di riparo.

Affinità: La grande farsa

Da Finimondo:

«Con un mito costruito con parole e diffuso attraverso la stampa e la radio, un pugno di ingegneri di anime ha fatto fare in passato il passo dell’oca alle popolazioni di mezza Europa. Oggi, con un mito costituito soprattutto da immagini e diffuso attraverso la stampa, la radio, la televisione ed internet, battaglioni di ingegneri di anime possono far fare lo struscio del verme all’intera umanità».
(La grande sfida, 2 giugno 2016)

Eccoci qui. Ridotti ad accontentarci di quanto ci viene concesso. A desiderare ciò che ci viene permesso. Ad interessarci di quanto ci viene spiegato. A guardare ciò che ci viene mostrato. Nient’altro, non c’è altro nelle teste e nei cuori. Ne prendiamo atto. Finita l’epoca del Grande Gioco, dell’avventura in cui lanciarsi a capofitto per giocarsi la vita al tutto per tutto, è diventato inutile proporre sfide che non fanno più spalancare gli occhi a nessuno. Ora che la sola preoccupazione assillante è garantirsi la sopravvivenza mediante il niente per niente, non resta che la miserabile scelta di quale ruolo ricoprire nella replica quotidiana di questo susseguirsi di atti insensati — al di là di qualsivoglia interpretazione logica o intuizione poetica — chiamato esistenza, commedia umana che si trascina facendo sempre più ricorso ad espedienti dozzinali e di pessimo gusto pur di destare una qualche attenzione.

Affinità: Logiche di guerra

Da finimondo.org:

Campismo. Se al tempo della prima macelleria mondiale è divenuta celebre la terribile presa di posizione di Kropotkin in favore della vittoria di una parte degli Stati belligeranti e in nome della stessa speranza di emancipazione, ciò è avvenuto probabilmente perché essa incarnava il fallimento dell’internazionalismo e dell’antimilitarismo, malgrado le risposte date da altri anarchici. Una scelta di campo nemmeno originale, dal momento che i principali partiti socialisti e sindacati operai dell’epoca avevano dal canto loro già ceduto alle sirene dell’Unità nazionale, allineandosi dietro il proprio Stato bellicista. Pur essendo assurdo dimenticare che talvolta alcuni anarchici hanno vacillato sentendosi con le spalle al muro, e ciò si è verificato anche in altri tipi di situazioni come le guerre civili (ricordiamoci del dilemma «guerra o rivoluzione?» risolto a favore della prima da parte della direzione della CNT spagnola), sarebbe tuttavia affrettato limitarsi a considerare solo questo aspetto.

Affinità: E’ uscito DARDI n°6 – Foglio anarchico aperiodico

EDITORIALE

Cosa rende realizzabile il progetto di una società green-digitale?

Energia ed estrattivismo. Nulla di così diverso da ciò da cui è sempre dipesa ogni “rivoluzione industriale” fino ad ora. La differenza principale sta nell’elenco dei materiali estratti a cui vanno aggiunti i preziosi metalli rari, indispensabili per produrre batterie o circuiti elettronici. L’Europa in questo ambito si trova ad essere quasi totalmente dipendente dal mercato internazionale, cosa che potrebbe mettere a repentaglio l’agognata transizione ecologica, nonchè la stabilità delle economie nazionali. I contraccolpi dovuti al recente periodo di epidemia del Covid, o ai danni prodotti dal cambiamento climatico, hanno messo in crisi l’affidabilità di non pochi settori produttivi, principalmente a causa del lento rifornimento dei materiali sopracitati o di componenti elettronici quali i semiconduttori. Ciò implica delle scelte strategiche non rimandabili visto che la spada di Damocle dell’obsolescenza programmata non garantisce lunghe tempistiche di manovra. È necessario tornare ad estrarre questi materiali sul suolo europeo dopo che per anni si è delocalizzato il lavoro sporco in altri paesi, Cina soprattutto. Le miniere conseguentemente torneranno ad aprire in Europa insieme ai relativi impianti di raffinazione e lavorazione dei materiali.

Affinità/Letture: Dardi 3

Sempre più persone presenti alle proteste, sempre più voci ad unirsi al coro, sempre più gruppi e comitati, sempre più copie di volantini distribuiti, di manifesti attacchinati, sempre più soldi con cui finanziare la lotta…ma a quale fine?
La smania della crescita sembra non riguardare solo la ripresa economica, “redentrice” di questo periodo buio, ma pure i discorsi sulla bocca di molti “ribelli” del giorno d’oggi.