Da Finimondo:
Questa notte un boato ha disturbato il sonno degli abitanti del quartiere Borgo Trento, a Brescia. Un ordigno artigianale è saltato davanti alla Polgai, sede della Scuola di polizia giudiziaria, amministrativa e investigativa. Pochi i danni ma — come si usa dire sotto Natale — è il pensiero che conta. Gli esperti della Scientifica e gli artificieri sono al lavoro. Dicono che qualcuno ha “caricato” una pentola a pressione. Una volta tanto, ci crediamo sulla parola!
È la pressione di una vita sfruttata, è la pressione di una dignità umiliata, è la pressione di una libertà braccata, è la pressione generata da un mondo in cui è permesso solo obbedire. Sono i desideri più meravigliosi mortificati davanti alla pervasiva banalità dello spettacolo, sono gli stessi bisogni più semplici la cui soddisfazione è preclusa a chi non ha un portafoglio gonfio — è questa la pressione esplosa nella notte a Brescia.
E non ci sembra un caso che si sia manifestata contro una scuola di repressione. Che le forze dell’ordine siano solo gretta manovalanza lo sanno tutti, sbirri per primi (che infatti sono soliti affermare di compiere «solo il proprio dovere»). Se fare di costoro il nemico sarebbe una idiozia, giustificare e dimenticare il loro operato sarebbe una aberrazione. Dopo i morti sotto le loro botte, dopo i pestaggi nelle questure, dopo le cariche nelle piazze, dopo infinite prepotenze quotidiane che forti della propria impunità si fanno sempre più arroganti, un boato di rivolta nelle tenebre della rassegnazione è il minimo che possa accadere. Ci sono rabbie, ci sono emozioni impossibili da esprimere con una petizione (e al diavolo partiti e sindacati, preti e militanti).
Che lo sappiano, i padroni di questo mondo. Più metteranno l’esistenza umana sotto pressione e più questa pressione prima o poi inevitabilmente esploderà, fragorosa e bella come l’incontro fra un ardore e un ardire.
[18/12/15]