Gli Angeli della sera
sono agonizzanti…
Le foglie verdi sono teschi di morte,
freddi, sghignazzanti…
il fiume (il bel fiume terso)
è ora un serpente nero
paurosamente disteso
fra i massi della scogliera.
Tomba lugubre e muta.
Tomba lugubre e nera.
Renzo Novatore, Ballata crepuscolare
C’è olezzo, olezzo come di decomposizione, il cadavere se ne sta li, riverso a fauci strette e gli artigli serrati, le membra rigide; il suo bel piumaggio, un tempo d’un bel nero fulvo e lucente è ora opaco ed impolverato..
Il suo sguardo, un tempo fieramente rivolto in faccia al nemico, penetrante, scrutante l’orizzonte dell’utopia, ormai senza più un afflato vitale è ora come rivolto a terra, con un’espressione di stupore misto a disillusione come quello di colui che, tradito da un caro affetto e colpito a morte, non abbia fatto in tempo a maturare tristezza.
Oh! Povera Anarchia! Proprio così dovevamo reincontrarci! Ma chi! E come!
E’ così semplice la risposta!
LORO! Gli anfitrioni del tuo entrismo nel pantano sudicio del democratismo borghese;
LORO! I cittadinisti anarchici, con le loro velleità a metà strada fra il pedagogismo sociale e la liturgia religiosamente laica che uccidendo nuovamente il dio di turno ha deificato “i popoli in rivolta” che in pura salsa autoritaria “scrivono la storia” come a mettere fuori gioco ogni istanza vitale e selvaggia che si muova al di fuori della santificazione della massa indistinta.
Grigi sindacalisti della rivolta, siate maledetti!
E’ strano, ma è poi strano? Come fini sezionatori del sentire individualista, esperti dissertatori del pensiero stirneriano si dimentichino sempre della polemica fra l’iconoclasta di Bayereuth e Feuerbach o ancor più semplicemente che un libro -per quanto importante- rimane solo carta e inchiostro se non si è poi conseguenti con le proprie azioni?
Povera amica! Chissà di cosa parlerete -se ne avrete voglia- con Bruno e la sua gioventù o con Renzo ed il suo demone…ma che dico, inutile sentimentale! Dopo la morte non restano che polveri, l’unico luogo è qui ed ora, non c’è alternativa, né pace, tanto meno redenzione ed è per questo che l’urgenza della rivolta individuale cozza e stride, urla contro chi ti ha voluta china innanzi alla logica della presentabilità, assetata di contenuti, priva di radicalità -tuo pane!- dedrubata della possibilità…
Quanto pragmatismo in questi utopisti da assemblea, in questi ballerini dell’idea conveniente!
Com’è spento il nero cupo della tua rabbia, e quanta polvere! Povera tradita…
Eppure -non odi? Ma no, non puoi udire più…-
da lontano un cupo rombo si avvicina e nonostante tutto, nonostante chi ti ha schiaffeggiato, svilito, venduto per una carezza schifosa del volgo, barattato sul soglio del mercato della quotabilità movimentizia, soffocata con l’olezzo di prete e sepolta nel pantano del politico, nonostante ciò
-ecco che i suoni si fan più distinti-
qualcuno, pochi solitari abitatori delle vette, gridando il proprio nome, il proprio nome soltanto, pochi individui irriducibili, refrattari a cedere e svendere anche solo una stilla di sé , folli innamorati, neri come la tenebra e rilucenti come una bottiglia incendiaria -tuoi amanti selvaggi, ubriachi di libertà – loro che non chiedono, che non aspettano, che non sperano, che non anelano investiture loro! Ballando sulle ceneri della distruzione che concimerà l’inedito
-ecco la nera teppa!-
saranno i levatori e le levatrici tuoi che, come fenice, ti rizzerai fiera sulle macerie di quello che fu e con un possente battito d’ali spazzerai via coloro che, in nome tuo, ti colpirono alla nuca.
Non senti ora? Ora puoi sentire, i selvaggi sono giunti!