Nell’oscurità si trama, ogni alba è presagio di lotta.
Ogni giorno, la faccia nella polvere, l’individuo combatte per la propria affermazione contro le spinte omologanti, il dominio, l’autorità in qualsiasi forma, anche e soprattutto quella militante; belligerante contro le società, presenti ed immaginate dai burocrati delle rivoluzioni, si erge e gonfia il petto innanzi alle baionette di qualsiasi schieramento, nessuna lotta è la SUA lotta, almeno non data una volta per tutte.
L’individuo AFFERMA! E può affermare solo ciò che conosce, se stesso.
L’Individuo NEGA e nega tutto ciò che lo allontana dalla sua autentica essenza.
Condannato all’incomunicabilità, alla solitudine delle vette o delle profondità della terra respira a pieni polmoni per gettarsi a capo fitto nella lotta disperata al fianco di affini che con lui, soli come lui, si trovano a percorre un tratto di sentiero più o meno lungo assieme. Niente si fissa, tutto vortica.
Assenzio non ha finalità, senso, non è utile. È un vezzo, un capriccio, un’esigenza.
In un momento nel quale l’Anarchismo affoga in un “socialitarismo” che puzza in buona parte di democratismo borghese, con buona pace di Fabbri che nulla aveva capito; che, ammalato di funzionalismo ha perso la vitalità dell’ignoto, l’individualista anarchico rivendica con orgoglio “l’unione degli egoisti” che porta séco l’odore floreale dell’affinità in luogo del tanfo stantio dell’organizzazione, il balenare del fulmine in luogo del lume tremolante della candela.
L’accusa di velleitarismo poco tocca l’Individuo, ché mai si è saputo ciò che nelle coscienze altrui si agita e può spingere alla rottura con l’esistente.
L’individuo è, ed in quanto ente, irriducibile, in sé e fuori da sé.
Non c’è notte alla quale non segua un’alba per spegnersi poi nuovamente nell’oscurità, fino alla fine del proprio tempo.
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