Eccola al passo dell’oca che s’avvicina, signora Guerra. Non l’anelata Guerra Sociale che sta incanutendo in sala d’attesa, ma la solita vecchia guerra, quella dei “padroni” che magari oggi non hanno una faccia ben riconoscibile come i tempi che furono ma la sostanza, quella si, è sempre la medesima, il capitale che per rilanciare la propria ingordigia fagocita menti e corpi nella retorica dell’economia di guerra, dove a pagare sono sempre gli stessi, come a guadagnarci del resto, e l’industria bellica pesante intanto prospera.
Nell’anno 2022, dopo aver sperimentato con successo ogni sorta di tecnica di controllo e disciplinamento sociale il dominio è pronto a dare il mondo in pasto alla propria follia e la gran massa, schieratasi in tifo da stadio, è pronta ad essere sacrificata sull’altare profittevole al grido di libertà! Come se sapessero ciò che significa…
Oggi il casus belli non si chiama più Francesco Ferdinando ma Ucraina, quella parte d’Ucraina separata dal Don.
Il comunistume s’è schierato con lo Zar Putin, incarceratore e torturatore fra gli altri, di un notevole numero di Anarchici; il marciume democratico con Zelinski e la sua banda di filonazisti, così comanda il padrone americano.
In Ucraina non c’è da scegliere fra il meno peggio, fra autoritarismo fascista ed autoritarismo fascista (dove come “fascismo” non si intende quello storico, ma quello fattivo), ma da sostenere quei compagni -mi tocca pure utilizzare questo termine puzzolente- che da sempre in Russia ed Ucraina lottano contro il dominio e l’autorità.
Ad oggi il senso degli appelli all’internazionalismo anarchico hanno forse ancora ragion d’essere, sottolineare che in questa guerra non c’è da schierarsi né con il blocco nato, né con il torturatore del kgb è fondamentale, spero vivamente che nessun anarchico stia facendo l’errore di scambiare il tentativo separatista del Donbass come un rigurgito di autodeterminazione popolare così come spero che niuno possa pensare che il gendarme USA si stia muovendo con il suo giocattolino NATO per difendere la libertà contro l’oppressore della “libera” Ucraina magnanimamente, come se non fosse nel suo interesse una certa instabilità in Europa e come se da sempre l’economia americana non si sia costruita e rilanciata, nei momenti di crisi, con l’industria della guerra.
Quale che sarà l’escalation di questa situazione non è dato saperlo, certo è che ci sarà d’esser pronti ad ogni evenienza senza aspettare che a determinare le nostre scelte siano altri.
L’affinità e non il frontismo sono da ricercare, la chiarezza di intenti e finalità da mettere sul tavolo, le proprie capacità da affinare e da mettere in gioco.
Comunque vada la questione Ucraina il futuro prossimo sarà sempre più indirizzato verso una crescita esponenziale di conflitti e microconflitti esterni ed interni, ed il ruolo dei rivoltosi antiautoritari avrà un senso se non si perderà tempo nelle chiacchiere fra partiti ma lo si spenderà a creare orizzonti fra affini, come ai vecchi tempi, per l’Anarchia.