Pubblico questo scritto di Alfredo Cospito che dice la sua su un “dibattito” che mai si è aperto ma che a parere di chi scrive dovrebbe essere al centro della lente di ingrandimento dei rivoltosi.

Non condivido in toto le argomentazioni di Alfredo, soprattutto quando sembra mettere su uno stesso piano tutti gli “insurrezionalisti” in maniera decisamente forzata e superficiale, ma credo altresì che su questo tema -l’insurrezionalismo- si dovrebbe aprire una riflessione più approfondita; detto ciò vi lascio ai pensieri di Cospito.

Per scrivere ad Alfredo:

ALFREDO COSPITO
Casa Circondariale di Ferrara
Via Arginone, 327 – 44122 Ferrara

Il testo è uscito sul numero 2 di Croce Nera Anarchica, per richiedere le copie potete scrivere qui:

mail: croceneranarchica@autistici.org

casella postale Pasquale Valitutti

C.P. 18003 – 00164 Roma

SU “ETICA”, “SABOTAGGIO” E “TERRORISMO”

ALFREDO1Siamo anarchici e siam molti

E la vostra inane legge

Non ci doma né corregge

Né ci desta alcun terror

Guerra, guerra e guerra sia!

L’ ideal per cui pugnamo

No, non teme i vostri orror

Siam ribelli, e forti siamo,

il terror degli oppressor!

“I potenti della terra”

Canto anarchico

Che non fossi lì con l’intento di perseguire il terrore altrui o anche peggio, lo può capire qualsiasi persona dotata di buonsenso che abbia solo una lontana idea di quale sia la natura della lotta no Tav e quale il quadro di coordinate etiche all’interno del quale questa lotta esprime la sua ventennale resistenza

Mattia

Di contro chi lotta ha imparato a convogliare con intelligenza persino le passioni forti e irruenti che nascevano dai tanti colpi subiti quando un amico perdeva un occhio per via di un lacrimogeno o un altro era in fin di vita

Niccolò

“Gli attacchi militari e paramilitari, la violenza indiscriminata, le armi da guerra appartengono agli stati e ai loro emulatori

Chiara

“Siamo accusati di avere agito per colpire delle persone o quantomeno incuranti della loro presenza,come se provassimo disprezzo per la vita altrui… Per quanto concerne l’accusa di terrorismo non ho intenzione di difendermi. La solidarietà che abbiamo ricevuto dal giorno del nostro arresto ad oggi ha smontato a sufficienza un’incriminazione cosi ardita”

Claudio

“Le vostre parole, oltreché fiere, suonano giuste, nel duplice senso di eticamente rette e ben accordate”

Lettera aperta a Chiara, Niccolò, Mattia e Claudio

“La procura voleva produrre dissociazioni, cioè spingere il movimento a prendere le distanze dalla propria potenza… Possiamo dire, senza enfasi, che il movimento ha retto, cogliendo appieno la posta in gioco… Le richieste della procura son di quelle che il gergo avvocatizio chiama cerchiobottiste. Dategli pure il minimo, ma condannateli per terrorismo!”

Lettera aperta a Chiara, Niccolò, Mattia e Claudio Possiamo dire senza enfasi, che il “movimento” ha assestato la sua ennesima vittoria. Non solo è riuscito a far digerire una versione annacquata, inoffensiva e piagnucolosa del sabotaggio ma contemporaneamente ha messo all’indice della sua “etica” superiore qualunque azione diretta violenta che vada oltre il colpire un compressore, con una molotov. Hanno vinto anche i tribunali riuscendo ad imporre limiti oltre i quali i bravi ragazzi non devono andare, se non vogliono incorrere in qualcosa di più di una sonora sculacciata.

A dirla tutta i tribunali più che vinto hanno stravinto riuscendo con la terroristica prospettiva di anni e anni di galera a fare in modo che fossero gli stessi compagni con le loro dichiarazioni a mettere i paletti oltre cui non andare. Possiamo quindi dire, sempre senza enfasi, che il “movimento” ha retto cogliendo a pieno i limiti che il potere voleva imporre, trasformando l’incendio del compressore in spettacolo, mediazione, politica, in un pieno e totale recupero del sabotaggio. Tutto quello che va oltre questa visione democraticamente accettata, non violenta del sabotaggio si fà, agli occhi di gente e giudici, terrorismo. Nicola ed io, che abbiamo sparato ad un uomo non limitandoci a distruggere delle cose, in quest’ottica siamo terroristi. Gli anarchici no tav con le loro dichiarazioni hanno avvallato di fatto questa visione, dandogli valore confermandola.

Chi, armi in pugno colpisce le persone per l’“etica” superiore di una parte grossa del “movimento” è terrorista. All’etica pelosa, buonista del “sabotaggio” preferisco il terrorismo con la sua chiara, cattiva, netta logica lineare. Alla “pochissima retorica” ed alla “serena ostinazione” del “sabotaggio”, preferisco l’umana violenza, la mancanza di calcoli e “incoscienza” di chi spara senza pensare alle conseguenza penali. All’ “etica” superiore di chi si fà dettare la linea dagli avvocati preferisco l’irrazionalità e genuina “retorica” “ultra-violentista” e “terribilista” del nichilismo anarchico. Fosse anche solo per una questione di stile, nel tragicomico teatrino dei buoni e cattivi,

preferisco recitare la parte dell’anarchico cattivo. Sembrano passati mille anni da quando gli stessi anarchici che oggi si riempiono la bocca di moderazione e “parole eticamente rette e ben accordate” urlavano allo scandalo ed alla dissociazione nei confronti di altri anarchici accusandoli per molto meno di essere “buoni” al servizio del potere. I tempi cambiano, le persone anche… purtroppo. Mi ci avete messo voi, anarchici no tav, in questo teatrino con le vostre dichiarazioni ai giudici; con i vostri silenzi quando l’intellighenzia di sinistra, in vostro appoggio, prendeva le distanza dal nostro terrorismo. Prese di distanza in nome di “coordinate etiche” che avete fatto vostre in maniera furba, politica e lasciatemelo dire paracula. Abbiamo condiviso la stessa galera, lo stesso isolamento. Ci lega un pensiero comune, un appartenenza comune. Vi definite ancora anarchici o sbaglio? Il vostro amatissimo movimento no tav si è dato molto da fare perché non respiraste più la nostra aria, perché non veniste confusi con noi terroristi. Da parte vostra solo silenzio, un silenzio complice molto simile ad un assenso.

Assenso confermato dalle vostre dichiarazioni ai giudici. Fino alla vostra “liberazione” da queste sezioni, mai una parola sui terroristi che lì dentro sarebbero rimasti. Quando i vostri amici, attivisti no tav e Perini vari parlavano dell’abisso tra sabotaggio e attacco alle persone, dell’abisso “morale” ed “etico” tra voi sabotatori e noi cattivi terroristi vi siete guardati bene di dire parole chiare, di mettere i vostri puntini sulle i… allora si che c’è ne sarebbe stato bisogno, ma forse esprimere simpatia verso la nostra azione, in quel momento avrebbe creato qualche problema. Oggi per ele mosinare “solidarietà” dovrei ecumenicamente mettermi al di “sopra” delle “polemiche”, dall’“alto” della mia “coerenza” di prigioniero rivoluzionario, in maniera equilibrata, equidistante, saggiamente sostenere che in fondo tutte le pratiche e posizioni si equivalgono. Che ci sono “mille modi ed un solo orizzonte”. Che l’unico terrorismo è quello degli stati. Che l’unione fa la forza,

che il “movimento” non va diviso. Saggiamente sostenere queste ed altre amenità. Meglio sorvolare se poi nella pratica sono quasi sempre gli stessi “modi” le stesse azioni a concretizzarsi, quelle più digeribili dalla gente, meno rischiose per sé e gli altri, lontanissime anni luce dall’incidere realmente, dal fare male veramente. Meglio sorvolare se nella storia dell’anarchia ci sono stati, e ci sono ancora anarchici che hanno definito terroriste le proprie azioni. Meglio sorvolare sul fatto che un “movimento” unito a tutti i costi, invece di rafforzarci ci impoverisce costringendoci al compromesso, alla mediazione trasformandoci in politici e opportunisti. Se proprio devo interpretare un ruolo in questa commedia voglio che sia quello del cattivo terrorista. Non amo particolarmente questo ruolo, ma dopo le vostre dichiarazioni ai giudici la scelta è obbligata. Nella commedia che avete contribuito a mettere su ci sono solo due parti, l’anarchico cattivo, il terrorista che sparge sangue, e l’anarchico buono il “sabotatore” che umanitariamente colpisce solo le cose, che fonda la sua “etica” superiore con il codice penale alla mano e che giudica la “moralità” di un azione unicamente dall’utilità politico-strategica e dalla più o meno digeribilità da parte del movimento di riferimento: no tav, no dalmolin, no mose, no muos… che sia. Non fa per me, se le cose stanno cosi meglio terrorista. Chiunque conosca un po’ di storia dell’anarchia, sa bene che a volte gli anarchici hanno praticato il terrorismo, colpendo nel mucchio di una classe sociale, quella borghese, qualche volta anche in maniera indiscriminata. Per quanto possano dire certi insurrezionalisti il terrorismo fa parte della nostra storia, quella dell’anarchia. Ancora oggi esistono degli anarchici che non si scandalizzano ed essere definiti dei terroristi, alla faccia dei codici penali e del politically correct. Non si scandalizzano perché convinti di poter terrorizzare con le proprie azioni di vendetta sociale un intera classe: quella borghese e padronale. Non si scandalizzano perché convinti di essere in guerra con ogni mezzo, costi quello che costi. Una volta presi questi anarchici hanno rivendicato con orgoglio davanti a gente giudici e tribunali le loro azioni assumendosene le responsabilità ma mai pontificando di azioni “eticamente” giuste o meno, mai sproloquiando di fantomatiche e risibili “coordinate etiche” che sono unicamente il prodotto di un irrefrenabile, irresistibile, scomposta voglia di “pararsi il culo”. Sia chiaro non ho niente contro la difesa tecnica, non ci vedo niente di male a “pararsi il culo”, sono stato io il primo a farlo con l’abbreviato ma lasciate che siano i vostri avvocati a farlo (sempre s’intende nei limiti della decenza, sempre s’intende se uno la decenza ce l’ha) e soprattutto non buttate merda su altre pratiche sentendovi “eticamente” superiori solo perché non avete torto un capello a nessuno. Non ammantate di “etica” la vostra “vittoria” giuridica. È vero, oggi per lo stato non siete dei terroristi ma dei sabotatori, avete sdoganato, disarmato il sabotaggio in questo però non vedo nessuna “vittoria”, solo un passo in più verso l’appiattimento e l’adeguamento ad un esistente che dite di combattere. Che fine hanno fatto i vostri tanto affilati “ferri corti con l’esistente”? Le vostre parole in tribunale mi hanno trascinato di malavoglia in questa diatriba “etica”. Tacere da parte mia sarebbe stato avvallare il falso binomio “etico” ad uso di gente e giudici dei sabotatori buoni e dei terroristi cattivi. Credo sia giunto il momento di rompere questo “quadro di coordinate etiche” imposte da un “movimento” no tav specchio troppo fedele di questa realtà, figlio della democrazia, falso oppositore dell’esistente. Basterebbe ignorare gli applausi ed i fischi delle assemblee della “gente” diventate oramai strumento della politica della finzione. ALFREDO2Basterebbe non darsi più dei limiti nell’azione. Basterebbe questo per aprire nuove prospettive per uscire dallo spettacolo della politica “partecipata” e “civile”. Per finire lasciate che per una volta i distinguo li faccia io tra i cultori del lento lavoro nel sociale, del sabotaggio senza colpo ferire, e chi, come me, pensa che tra un punto A ed un punto B la linea retta della violenza senza paletti sia la più breve, la più efficace, la più felice.

Alfredo Cospito

(Gennaio 2015)