Come ad ogni cambio di stagione ecco ripresentarsi l’ennesima operazione repressiva a danno di alcuni Anarchici; come oramai da un paio di stagioni un raffreddore è scambiato volutamente per un’epidemia -si scusi l’esempio poco originale- ed ecco quindi che quello che un tempo i legulei di ogni fatta avrebbero chiamato “reato d’opinione” muta forma oggi nelle bocche impastate di tronfi birri in carriera in “reato di terrorismo”; ora è pur vero che da tanti si è sentito sovente affermare che la penna ferisce più della spada ma non so se sia poi così vero, forse andrebbe chiesto al caro A.G., chissà se ne converrebbe, ma passiamo oltre…
Ora, mi è capitato di leggere giusto un paio di comunicati riguardanti le ultime gesta della invero livorosa madama C. e del suo omologo milanese, nei quali trovo dal mio punto di vista un’analisi fallace -e comune ad entrambi- del perché questa operazione e del perché proprio ora.
Se la convinzione degli estensori dei testi è realmente quella che gli sgherri del dominio abbiano colpito in una sorta d’attacco preventivo dei nemici giudicati pericolosi per i loro maneggi, ovvero gli anarchici ebbene, si sbagliano, non credo proprio che le cose stiano così, mi piacerebbe, ma ne dubito fortemente. Troppo pochi, troppo poco risoluti e troppo spaesati siamo, per poter essere un pericolo, oltretutto parliamo una lingua ben strana agli orecchi di chi non è altro che abituato ad ascoltare comandi perentori (che fatica parlare al plurale, non mi attiene)…pericolo no, ma probabilmente spauracchio si, babau da agitare qualora ci sia necessità di cambiare argomento, sviare attenzione e livore del popolino: un petardo in un androne vuoto, un bang! di un momento che distrae ma svanisce senza lasciar traccia, utile per uscire dal retro senza essere visti.
Pessimista o realista? Non so, forse entrambe le cose, forse non proprio l’una e nemmeno l’altra.
Che si rifletta sul nostro tempo si, credo sia necessario, come affermo deciso che si debba ricordare la schiettezza dei rapporti e dimenticare la convenienza laida e conformista che attraversa in ogni direzione l’anarchismo dei nostri tempi; forse liberandolo dalla presunzione e dalla vanità tutta borghese d’essere quercia, quando non è altro che pungitopo, potremo davvero non cedere di schianto piegati dal maestrale ma offendere con le nostre dure foglie i polpacci del leviatano e si sa, nelle terre selvagge una piccola ferita può sì causare una grande infezione.
Forse la paura potrebbe passare di campo, chissà…stasera sono stranamente ottimista, forse.