donabboGiorni grigi, questi, dove sciacquatisi di dosso i fastidiosi residui della un tempo sbandierata coerenza -fra mezzi e fini, rivoluzionaria, ideologica e via dicendo- i novelli esegeti del post anarchismo in odor di marxismo leninismo corrono a destra e manca in cerca di seguaci e visibilità, ammiccando, piacioneggiando, contando sul pallottoliere dell’autorevolezza i propri voti nello scacchiere politico della guida dei -scusate il termine eccessivamente sguaiato- “movimenti popolari” non disdegnando di presenziare ad iniziative filoistituzionali o di marciare a braccetto con magistrati, politicanti, sindacalisti.

Storia vecchia! Direte, ebbene si è vero e non importa dilungarsi ma, c’è sempre un ma  soprattutto di questi tempi, e quindi…Ma devo dar atto a costoro di essere forse più lungimiranti di me, lo ammetto, mea culpa! Probabilmente sono io che non riesco a vedere ciò che per questi nuovi messia è chiaro come l’acqua di fonte ma mi si concederà, questo mi va concesso, me lo concederete? Che ciò che è chiaro e funzionale (anche qui i limiti mi frenano, funzionale a cosa?) non è necessariamente bello, e questo scenario certo non può essere paragonato al turbine voluttuoso dei bistrot parigini di Lautrèc con il suo segno morbido e deciso, evidentemente influenzato -anche nelle larghe campiture di colore dalla pittura tradizionale giapponese-…ops! Scusate mi stavo lasciando trasportare altrove ma purtroppo ho in sorte di essere ancora troppo legato ad un certo edonismo che poco ha a che spartire con il freddo calcolo che oggi va di moda, torniamo a noi dicevo, questo scenario attuale non può certo essere paragonato a Lautrèc, ma piuttosto ad una vignetta di Forattini.

Ad ognuno il suo.

Quindi ammetto i miei limiti ma per quel che posso vorrei provare a contribuire, per quanto le mie misere forze risulteranno probabilmente insufficienti, alla creazione di un lessico minimo utile a comprendere il nuovo corso di questo nascituro post-anarchismo; si tratta di stilare un vocabolario che aiuti e comprendere ed a comprendersi all’interno dei confini (un tempo avrei soppesato questo termine, ma usando l’escamotage di definirmi in questo caso “libertario” mi sarà scusato e permesso tutto…) di questo meraviglioso nuovo prodotto dei nostri amici. Or dunque, bando alle ciance, cominciamo aiutandoci in questo con alcuni noti vocabolari italici:

ignavo agg. e s. m. (f. –a) [dal lat. ignavus, comp. di in2 e gnavus, forma ant. di navus «attivo, diligente»]. – Pigro, indolente nell’operare per mancanza di volontà attiva e di forza spirituale; codardo. Come sost.: è un i., sono degli i.; in partic., gli i., nome con cui sono designate dai commentatori della Divina Commedia «l’anime triste di coloro Che visser sanza infamia e sanza lodo», che Dante colloca nel vestibolo dell’inferno.

Non c’è che dire, il primo termine non può che essere questo, basta con i classici brontolii da anarchici che poco ci fanno apprezzare dalle famigliuole da corteo, se c’è qualcosa che un tempo ci avrebbe fatto saltare su tutte le furie giriamoci dall’altra parte, facciamo finta di non vedere o se proprio non resistiamo a qualche rimasuglio dei retaggi del passato cominciamo i nostri sottili distinguo con un “se ci è permesso…”, non vorremmo certo essere additati dalla nostra grande famiglia! Per dio (ritiriamo in mezzo pure lui) no!

populismo s. m. [dall’ingl. populism (der. di populist: v. populista), per traduz. del russo narodničestvo]. –

1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizî del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.

2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con sign. più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in partic. all’Argentina del tempo di J. D. Perón (v. peronismo), forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione. In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale: il p. nella letteratura italiana del secondo dopoguerra.

By Giove si! Ecco un bel parallelo storico cui bearsi, anche se certo non troppo, questi sciocchi avevano qualche ideale cui tendere, mentre oggi l’Idea (un tempo si scriveva maiuscola e perdonatemi quindi lo slancio sentimentale…) è subordinata in primis all’ossessione quantitativa, a seguire al mantenimento delle posizioni acquisite in seno al volg…emh, del popolo, e via discendendo sino alla cantina, dove forse potremmo trovarla -ma tanto cercarla non vogliamo- dietro il poster vintage della guerra di Spagna.

Piacione [pia-ció-ne] agg. e n.m.f. -a; pl.m. -i, f. -e (scherz.) si dice di chi vuol piacere a tutti i costi e perciò ha atteggiamenti eccessivamente cordiali e accattivanti.

Piacioneria, l’imperativo! E che diamine! Una bella carezza papale per ognuno!

ossimoro Figura retorica che consiste nell’unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità.

La magia della figura retorica applicata ad un individuo fattosi volutamente eticamente, idealmente e operativamente epilettico, in una sorta di calcolata schizofrenia concettuale tutta volta al guadagno di consenso; l’individuo ossimorico è uno e trino, o più…

autorévole agg. [der. di autore]. – Che ha autorità, per la carica che riveste, per la funzione che esercita, per il prestigio, il credito, la stima di cui gode.

Bisogna esser autorevoli per esercitare la propria autorità!

Ebbene eccomi alla fine di questa piccola fatica a pro degli “amici” e  “compagni cittadini”, che la vostra strada (solo un po puzzolente, invero) giunga là dove i vostri poderosi sforzi meritano di giungere…qualunque posto sia…