Rilancio questo scritto condividendolo a pieno, conscio che per molti il suo contenuto risulterà incomprensibile e censurabile ma, ça va sans dire, in un epoca nella quale le grandi famiglie sono il nuovo dogma rivoluzionario fa piacere -ogni tanto- incontrare affini -capita sempre più raramente- o leggere testi come questo e anche ciò capita sempre con meno frequenza…
Apio Ludd
«Le comunità… si definiscono meglio in termini di rapporti alimentari
— ci domandiamo chi mangia chi»
Marson Bates
Maledizione, quasi dovunque vada sento parlare di comunità. Sembra che sia qualcosa di cui tutti hanno bisogno, qualcosa a cui tutti devono voler dare se stessi. Nelle grandi città è facile ignorare questi appelli ad appartenere, essendo difficile per i disarmati sostenitori di comunità* introdursi personalmente nella vita degli altri. Ora vivo in una zona rurale. Ha molti vantaggi, ma la sua popolazione umana comprende troppi liberali, attivisti, benpensanti, in parole povere ficcanaso per cui la comunità è sacra, una divinità impersonale davanti alla quale questi credenti pretendono che tutti si inchinino.