Individui: Zo d’Axa

Zo d’Axa, vero nome Alphonce Gallaud de la Pérouse è nato in una famiglia borghese il 24 maggio 1864 a Parigi.

Discendente del navigatore Gallaud de la Pérouse, nipote del fornitore di latte al principe imperiale, è il figlio di un alto funzionario delle ferrovie di Orléans diventato in seguito ingegnere del municipio di Parigi. Sua sorella Marie, passerà molti anni in Tibet in cui viaggerà vestita da uomo in compagnia di uno sherpa. Nel 1929 pubblicò una storia del buddismo.

Letture: “L’espropriazione” di Erinne Vivani

Illustre Feccia – D as direct action

Fin dalle epoche più remote esistevano uomini — paragonabili agli odierni pescecani — che, servendosi della forza brutale e dell’astuzia, si appropriavano del patrimonio comune.

Se si fossero limitati a ciò, sarebbe stato poco male, in quanto che i danneggiati, adottando i sistemi dei loro predoni, avrebbero potuto, forse, riconquistare i beni perduti, rivalendosi magari sugli altri.
Il vero male sorse invece allorquando detti predoni, per consolidare e aumentare i prodotti del furto, costituirono l’autorità e pretesero di dettar leggi al mondo e precisamente a coloro che erano stati da essi usurpati.

Letture: Galleani

Coltivare sulle tombe dei precursori il culto d’una nuova fede, erigere sui patiboli gli altari e i simboli d’una nuova religione, elevare intorno alle urne dei martiri il te-deum della beatificazione, non è nei nostri desideri, nei nostri propositi, nelle nostre aspirazioni.
Luigi Galleani

Congegni: Odore di chiuso

Io sono un uomo sbagliato. Ma sono quel che sono, non importa cosa. E il gracidare di queste multicolori cornacchie altro non serve che a rallegrare la mia nobile e personale saggezza. Non udite, o scimmie apostoliche dell’umanitā e del divenire sociale, qualche cosa che rimbomba al di sopra dei vostri fantasmi? Udite!, Udite! E’ lo scrosciare saettante delle mie furibonde risate, che su nell’alto rimbomba!

Renzo Novatore

Essi stanno bene nel fango d’onde non bisogna toglierli neanche per vituperarli.

Bruno Filippi

c’è puzza, ancora più puzza, la muffa copre le pareti e sbiadisce i colori.

In un angolo della stanza da un ammasso confuso di cianfrusaglie un profluvio di labari erutta come vomito coprendo di una coltre di bitume immagini familiari, figure perse nel tempo ma vive nello sguardo, lontane nelle azioni, distanti nelle intenzioni…di chi? Non capisco, perché sono li, loro, io…chi c’è nella stanza con me, qualcuno c’è; chi ha ammassato tanti ricordi, altrui ma miei e di altri, di nessuno.