Dell’Individuo:
Il vero scopo dell’educazione è l’amore della bellezza ed i metodi coi quali l’educazione dovrebbe operare sono: lo sviluppo del temperamento, la cultura del gusto e la creazione dello spirito critico.
Nell’oscurità si trama, ogni alba è presagio di lotta.
Ogni giorno, la faccia nella polvere, l’individuo combatte per la propria affermazione contro le spinte omologanti, il dominio, l’autorità in qualsiasi forma, anche e soprattutto quella militante; belligerante contro le società, presenti ed immaginate dai burocrati delle rivoluzioni, si erge e gonfia il petto innanzi alle baionette di qualsiasi schieramento, nessuna lotta è la SUA lotta, almeno non data una volta per tutte.
Sono individualista perché anarchico, e sono anarchico perché sono nichilista. Ma anche il nichilismo lo intendo a modo mio…
Non mi occupo di sapere se esso sia nordico od orientale, né se abbia o non abbia una tradizione storica, politica, pratica o teorica, filosofica, spirituale od intellettuale. Mi dico nichilista solo perché so che nichilismo vuol dire negazione! Negazione di ogni società, di ogni culto, di ogni regola e di ogni religione. Ma non agogno al Nirvana come non anelo al pessimismo disperato ed impotente dello Schopenhauer, che è qualche cosa di peggio della stessa rinnegazione violenta della vita. Il mio, è un pessimismo entusiasta e dionisiaco come le fiamme che incendiano la mia esuberanza vitale, che irride a qualsiasi prigione teoretica, scientifica e morale.
Io sono un uomo sbagliato. Ma sono quel che sono, non importa cosa. E il gracidare di queste multicolori cornacchie altro non serve che a rallegrare la mia nobile e personale saggezza. Non udite, o scimmie apostoliche dell’umanitā e del divenire sociale, qualche cosa che rimbomba al di sopra dei vostri fantasmi? Udite!, Udite! E’ lo scrosciare saettante delle mie furibonde risate, che su nell’alto rimbomba!
Renzo Novatore
Essi stanno bene nel fango d’onde non bisogna toglierli neanche per vituperarli.
Bruno Filippi
c’è puzza, ancora più puzza, la muffa copre le pareti e sbiadisce i colori.
In un angolo della stanza da un ammasso confuso di cianfrusaglie un profluvio di labari erutta come vomito coprendo di una coltre di bitume immagini familiari, figure perse nel tempo ma vive nello sguardo, lontane nelle azioni, distanti nelle intenzioni…di chi? Non capisco, perché sono li, loro, io…chi c’è nella stanza con me, qualcuno c’è; chi ha ammassato tanti ricordi, altrui ma miei e di altri, di nessuno.